Sorto nel secolo che fu detto "dei Genovesi", quando la potenza e la ricchezza di Genova erano all'apice, l'Albergo dei Poveri fu istituzione caritatevole e reclusorio. La fantasia linguistica barocca lo definì "basilica di pietà" e "reggia dei poveri". Pensato e fortemente voluto da Emanuele Brignole (1617-1678), l'Albergo era amministrato secondo una rigida disciplina. Quando vi entravano, i poveri erano divisi in uomini e donne e avviati ai laboratori - i "lavoreri" - ove veniva loro insegnato un mestiere che avrebbero dovuto svolgere per la loro intera vita. Questa storia di carità e di lavoro è stata a lungo poco nota. Così come era poco noto, almeno prima degli studi di Annamaria de Marini, il profilo del suo fondatore Emanuele Brignole, ricchissimo membro di una delle famiglie più in vista del suo tempo, che, proprio in seguito al suo impegno nella fabbrica dell'Albergo, divenne bersaglio di aspre critiche e invidie. L'immenso spazio dell'Albergo dei Poveri, in parte in uso all'Università di Genova, resta tutt'oggi uno straordinario museo da riscoprire.