In tempi di frettolosa rappresentazione del mondo, cantar storie torna a essere pratica lodevole, forse indispensabile. L'elogio del cantar storie è essenza del proprio tempo, da Omero all'epica colta e popolare delle epoche successive, fino ai fulesta romagnoli di fine Ottocento, a Ignazio Buttitta, a Giovanna Marini. Cantare le proprie storie è, da sempre, voglia di esorcizzare la paura di non esserci. Lo ricordano Ernesto de Martino e Gianni Bosio, Nuto Revelli e Woody Guthrie. In questo nuovo "racconto in forma di ballata", Salvatore Casaburi, da autentico e innovativo cantastorie metropolitano, evoca storia e storie di Napoli, in un susseguirsi di cerchi concentrici narrativi che rimandano alla dolce e dolente sperimentazione linguistica pasoliniana. "L'elogio del cantar storie" di Casaburi si rivela, perciò, liberatorio percorso di un'intera esistenza.