«È incredibile come io non ci veda con la luce elettrica e come invece ci veda un pochino, ma sempre di più, con la luce delle candele. Non mi sono rassegnata al buio quando è arrivato, ho imparato ad accettarlo senza repulsione, ho lasciato che le tenebre mi inghiottissero e intravedendole col lume della candela vedo le infinite sfumature della bellezza con la telecamera dei sensi», afferma la protagonista del romanzo di Ivana Brigliadori che, proprio in questa frase, condensa il binomio tra il non vedere e il vedere nella cecità. Una condizione che è essenziale, perché tutta la narrazione si basa sul rapporto tra maschera e sostanza, tra luce e buio, tra conoscenza e illusione. La protagonista, divenuta cieca, vive la propria esistenza negli scontri con la propria badante, ma allo stesso tempo ha lo spazio per far nascere un amore. Che sia la soluzione per uscire dal buio?