Elettra andò in scena a Berlino il 30 ottobre 1903: in pochi giorni ventidue teatri si assicurarono il lavoro, e tre edizioni del libro andarono esaurite. Il successo fu grande, più grandi ancora il rumore e lo scandalo, che durarono a lungo e si rinnovarono quando il compositore Richard Strauss nel 1909 si servì del testo come libretto per l'opera omonima iniziando una lunga, fruttuosa collaborazione con il poeta. Sulle tracce del mito di Elettra, Hofmannsthal evoca una classicità ben lontana dall'immagine serena e armoniosa resa iconica da Lessing, Winckelmann e Goethe: una Grecia cupa, selvaggia, dionisiaca in cui sono evidenti le suggestioni della teoria di Nietzsche sull'origine della tragedia. Reintepretato in chiave moderna e psicologica, alla luce dei contemporanei studi di Freud, il dramma di Elettra diventa emblema dell'impotenza dell'uomo a sottrarsi dalla cieca volontà del fato, alle oscure, irrefrenabili forza del sangue che di padre in figlio perpetuano violenze, tormenti e pulsioni ancestrali. Introduzione di Gabriella Benci.