Ecce homo: sono le parole dette da Pilato nel Vangelo di Giovanni (XIX, 5) nel presentare alla folla Gesù, dopo averlo fatto flagellare e lasciato rivestire per dileggio con un manto rosso e una corona di spine. La scena, sommamente tragica, diviene una delle più rappresentate della passione, il cui racconto si snoda in mostra attraverso opere e prestiti provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private. Il progetto curatoriale intende infatti accostarsi al significato profondo e universale dell'incarnazione e della morte di Cristo, consentendo di intrecciare ad essa differenti percorsi antropologici e artistici, trasversali alle epoche e alle sensibilità culturali. Al centro si pongono la fragilità e la ricerca di senso esistenziale, quali condizioni profondamente connaturate all'essere umano e al rapporto con un divino temporale. Questa esposizione evoca la tangibilità e la prossimità di un divino imminente, attraverso un approccio intimo e quasi fisico, ancorché laico, alla dimensione eminentemente spirituale. La mostra avvicina l'intangibile all'uomo, dà corpo e materia all'indicibile e al trascendente e trasferisce su un piano di universalità un tema strettamente legato alla sensibilità cristiana.