Unendo pathos e vertigine narrativa ai brucianti temi di oggi, il collasso ecologico, la guerra, la crisi sociale, la mutazione antropologica, questi racconti calamitano tutto ciò che ribolle nel presente e pure, anche, ciò che d'ignoto e inquietante s'adombra all'orizzonte. Nel farlo, mettono in scena qualche possibile fine del mondo: una fine remota oppure incipiente, allucinante e trasognata, crudele, risibile o grottesca, disperata e poetica. Una fine che incute angoscia, eppure istiga alla rivolta. Perché, a dispetto d'ogni cataclisma, la potenza della vita in tutta la sua sublime bellezza non cessa di aprire brecce, verso una qualche via d'uscita. Sarà una coccinella, una lupa gravida, un giovane cembro, una bambina vestita di bianco, una cagna fedele, un ragazzino pescatore, una pianta di glicine, una volpe spersa in città a ridarci una pazza speranza, dopo il nodo alla gola. L'incontro e il connubio tra le umane e non umane creature, in un miracolo che si ripete e si rinnova, ci guida: dalla distopia che il presente prefigura, a ogni altra immaginabile e inimmaginabile utopia.