Quattro storie, quattro storie che sanno di estate, di passeggiate notturne su di un asfalto ancora bollente, di brezze fredde che solleticano pelli umide. Così la storia di Maria, che dal canto di un rondinino arriva alla ruvidezza di una lettera vergata fitta. Così la storia di Lucia, i cui occhi, da un mazzo di grano e papaveri, finiscono per posarsi su cielo infinito di stelle. Così la storia di Sara, nella quale il gusto salato delle lacrime si confonde con quello del mare. Così la storia di Bianca, che, da una scritta rossa su di un pavimento freddo, arriva a carezzare i colori tenui di un'alba. Storie nate su di un treno, cresciute nel silenzio placido delle mattine estive, maturate nella consapevolezza che la morte è parte della vita. Storie di vita, di vita quotidiana, storie che si intrecceranno in una danza senza fine nel tentativo di tornare a respirare nonostante i vuoti, i pezzi mancanti, le cicatrici. Alla ricerca di che cosa? Di se stesse, del resto, non si cerca che questo, no?