Don Virgilio Mignacca, parroco di Sant'Apollinare in diocesi di Montecassino, visse in un periodo travagliato della storia del Mezzogiorno d'Italia, tra le tensioni della prima guerra mondiale, l'ascesa del fascismo, le dure condizioni di vita e di lavoro di agricoltori e braccianti, sfruttati dai proprietari terrieri e sostenuti dalle rivendicazioni socialiste delle leghe contadine e dall'opera delle cooperative agricole cattoliche. Il parroco, per la sua sensibilità sociale e l'attività pastorale, fu vittima delle infide macchinazioni dei proprietari terrieri, delle ambiguità del professor Cocchiara e dei sospetti delle autorità, per le accuse, poi rivelatesi strumentali e infondate, di essere un corruttore di coscienze e un subdolo propagandista del "disfattismo". Con la presa del potere da parte dei fascisti don Virgilio fu persino bersaglio di rappresaglie squadriste, pilotate dai suoi irriducibili nemici, ma la sua coraggiosa e instancabile opera si esaurì solo alla morte, quasi da centenario.