Brossura, 40 ill. b/n, 110 ill. colori. Domenico Morelli: Il pensiero disegnato è una mostra che intende valorizzare l’inedito fondo di disegni del pittore partenopeo, caposcuola della pittura napoletana e personalità tra le più originali e complesse informatizzata del fondo, che ha offerto un'ampia gamma di spunti di riflessione e di approfondimento. Il percorso espositivo è volto a far apprezzare la sapienza grafica di Domenico Morelli, che i disegni testimoniano a partire dalle molte tecniche che vi sono rappresentate (matita, penna e inchiostri, acquerelli, bozzetti rilevati a biacca, bistro e seppia ecc.) e il paziente lavoro di ricerca che ha permesso in molti casi di ritrovare la relazione tra i disegni e le opere pittoriche di riferimento, come nel caso degli schizzi per celebri capolavori come Le Tentazioni di Sant'Antonio, il Tasso ed Eleonora, i Vespri Siciliani. Alcuni bozzetti, prime idee, studi per possibili varianti, confermano la procedura di lavoro all'interno della quale i disegni costituivano dei tasselli insostituibili del processo creativo morelliano. Accanto a questo tema, la mostra dà conto delle diverse tipologie dei materiali presenti nel fondo: dagli studi di figura al filone più raro degli affetti e dei sentimenti privati, attraverso un nucleo di schizzi dedicati alla moglie e ai figli.
Oltre ai disegni e al bronzo del Ritratto di Vincenzo Gemito, la donazione comprende sette dipinti. Gli occhi vivi ed incantatori di Virginia Villari, accolgono il visitatore nell’atmosfera pacata ed essenziale della mostra; seguono gli studi di figure maschili dai corpi fragili ed eterei e gli allegri ed accattivanti studi per il menestrello al torneo. In tutti gli schizzi e le pitture si scorge il tratto delicato e deciso al tempo stesso, di un pittore più volte interpretato e reinterpretato, definito da Vittorio Pica uno dei “più luminosi fari della pittura europea della seconda metà del secolo decimonono”, stroncato da Roberto Longhi che con irruente spirito avanguardista affermava che non vi sarebbe stato scampo per chiunque avesse nominato Morelli in quell’epoca (1910). Infine, Morelli fu condotto dalla storia al mito da Primo Levi che pochi mesi prima della morte del pittore, in occasione della Biennale di Venezia del 1901, evidenziava il valore innovativo della pittura di Morelli, a partire dagli Iconoclasti, apprezzato in quanto rappresentante della "sveglia rivoluzionaria dell’arte italiana (...) per il grande ardimento raggiunto nei contrasti di toni e di rapporti cromatici".