C’è una masseria in Puglia, terra arsa, un gelso, le olive, la polvere di tratturo. Qui Cesare e Floriana lavorano alla creazione di un ideale, l’utopia della vita naturale, la preghiera e la solitudine che purifica con la semplicità. Con loro tre ragazzi, tre “fratelli” che crescono insieme, Bern, Tommaso, Nicola. Condividono le prime ribellioni, la tensione tra la religione e la pulsione dell’adolescenza, la trasgressione, lo strappo dal padre.
Questi tre figli di un’astrazione sono una giovinezza alla ricerca di qualcosa in cui credere, Dio o la natura stessa. E, ribellandosi al padre hippie e un po’ fanatico, si ribellano a Dio con l’egoismo e l’indipendenza della loro giovane età, in cui tutto sembra possibile. La loro è una passione di onnipotenza, un’ambizione a superare ogni limite, a ignorare ogni convenzione, a divorare tutto, anche il cielo.
Esistiamo solo noi, I grandi egoisti. Non c’è nessun dio che possa odiarci.
Teresa, che passa le vacanze nella casa della nonna lì’ accanto, li scopre, nudi di notte nella piscina, una violazione che segna un’amicizia, un amore che nasce acerbo e dura una vita, definisce il percorso delle loro esistenze.
La masseria è un luogo di santità e di violenza, dove i figli e i genitori si scontrano, in un equilibrio eternamente difficile, dove dio è una presenza ancestrale che riempie la terra, e che si respira all’ombra degli alberi. Lì si consumano amori e morti, si celebrano matrimoni e funerali. E nella masseria Teresa e Bern trasformano l’illusione in concretezza e le danno forma, un omaggio alla fertilità e al sogno.
Ma i rapporti tra anime portano spesso la nascita di desideri che sono inconciliabili, e covano il seme della caduta. Ogni unione tra gli esseri umani è un’unione di luce e di tenebra. Sposiamo la virtù e insieme il peccato.
È Caino, il figlio anarchico e peccatore, che deve scappare dalla terra madre e da lì parte, essere ramingo, alla ricerca di un naturale vero e assoluto, a costo di mettersi contro, a costo della vita. A volte bisogna andare oltre quello che uno ritiene giusto per raggiungere un obiettivo più alto. L’illusione della purezza di una natura dove l’uomo non è arrivato a contaminare e distruggere porta a tappe sempre più in profondità, fino a un utero di ghiaccio che accoglie nelle viscere della terra.
Divorare il cielo è un racconto di giovinezza e d’amore complesso di grande intensità e commozione, un’opera di maturità, pervasa di religiosità e di un’umanità dolente nella sua ricerca di qualcosa, un dio che guidi, un’ideologia da sposare o un cuore appassionato che cresca con radici vicine alle proprie.
Recensione di Francesca Cingoli