Gli strumenti concettuali di solito impiegati per parlare di "disabilità" partono dal presupposto che essa implichi una condizione patologica di minorità, senza collocare al centro di tale discorso l'individuo di cui si parla. Tuttavia, la cosiddetta disabilità non ha alcuna "realtà", in quanto è solo il prodotto di un processo - quello di disabilitazione - che consiste in una progressiva sottrazione di "abilità" operata da quanti si riconoscono a vicenda parte di un gruppo di "normali". Si tratta quindi di un problema politico: anche la "disabilità" emerge prima di tutto come risultato dei rapporti di potere che s'instaurano fra individui diversi all'interno di uno spaziotempo condiviso. Questo libro è il tentativo di mostrare i differenti percorsi attraverso i quali si realizza il processo di disabilitazione e con ciò l'esclusione di alcuni esseri umani, definiti riassuntivamente come "i disabili".