"Certo è che leggere questo "Diarietto cattolico" del giovane Giorgio Casali (classe '86) è di per sé un piccolo miracolo. Alla nostra poesia, e sopratutto ultimamente, manca l'audacia (o forse la consapevole incoscienza che ammette la possibilità del rischio) di scelte fuori dalle logiche di strategia e opportunismo intellettuali così vilmente dilaganti. Di tutto questo l'autore non sembra preoccuparsi e, anzi, si appoggia al verso poetico per alzare la più onesta delle preghiere, con coraggio e umiltà. Pochi testi, a volerci ulteriormente convincere del fatto che le cose più vere sanno anche avere la qualità dell'essenziale, che ci riportano con la memoria ad alcune esperienze di conversione così eclatanti nel nostro panorama letterario: una su tutte quella di Giovanni Testori che, fra l'altro, Giorgio Casali cita in epigrafe ad un testo." (Francesco Iannone)