Una conversazione continuamente interrotta con un amico lontano. Il desiderio di costruire lo spazio di una comunicazione che si fa più acuta nella stanchezza / spossatezza dell'essere insonne, nel momento in cui si arriva a prendere molto sul serio quello che viene detto, anche perché al contempo se ne diffida. Tra filosofia e letteratura, questo testo si propone di ricercare motivi, temi, figure, di diversa provenienza, di fatto eterogenei, in grado di rendere le frontiere disciplinari qualcosa di errante, di mobile, nel tempo apparentemente perso dell'insonnia, laddove tutto sembra quasi sparire o assumere il dis/valore dello scarto, dell'imprevedibile, dell'improbabile. Se appunto l'"ordine della notte", quello definitivo, ci attende, come scrive il poeta, ecco che proprio la conversazione notturna, interrotta e ripresa continuamente, rende presente un disagio, un fastidio rispetto all'accomodarsi nelle abitudini tramandate, incessantemente riproposte e così sopportate. Ma questo disagio, questo fastidio, manifesta l'esigenza vitale di prendere le distanze, anche minime, da ciò che si è e che ci viene imposto di essere.