L'antico non è solo un repertorio di racconti che ci sta alle spalle e che ci ha preparato il cammino, ma anche una realtà da affrontare e con cui all'occorrenza entrare in rotta. È questo il motivo per cui il titolo della mostra di oggi, "Di fronte all'antico", funziona così bene: l'arte richiama il passato alla vita e ne fa riemergere non solo la bellezza, ma anche le inquietudini e l'orrore. Lo stesso principio informa, mi sembra, la produzione di La Motta, che rimpasta l'antico e lo rimette in circolo in nome non di una nostalgia passatista, ma di un'audace scommessa di senso. È lui stesso a dichiararlo in un'intervista del 2018 per Pangea: «il classico non è il fine ma (...) un mezzo».