Giuseppe Lovera - giovane elettricista di 18 anni rapito dai nazifascisti il 16 Giugno 1944 e trasferito nel campo di Mauthausen - fece quello che molti deportati tentarono di realizzare durante la prigionia: scrivere un resoconto quotidiano di ciò che succedeva loro lasciando ai posteri una quantità notevole di informazioni e particolari. I suoi diari - raccolti e introdotti da Severino Bianconi - raccontano degli spostamenti da un campo all'altro, dei bombardamenti, di rapporti umani che nascono e crescono anche in quell'inferno di barbarie. Quindi la fuga, i giorni trascorsi in una buca in attesa dell'arrivo dei liberatori, la preoccupazione per i congiunti lasciati a casa senza notizie. E infine il percorso sulla via del ritorno a casa. Un documento prezioso che tratteggia in presa diretta la bruttura della seconda guerra mondiale e di tutto ciò che ne è conseguito.