La convinzione che alimenta i saggi raccolti in questo volume è che la teoria "realistica" della democrazia, costruita a partire dalle celebri pagine di Joseph A. Schumpeter, si fondi su una riduzione 'monodimensionale' della realtà. Una riduzione che coglie solo alcuni aspetti dei reali regimi democratici e che tralascia invece di considerare la cornice storica, economica e internazionale in cui il vecchio termine-concetto di "democrazia" si è ridefinito nel corso del Ventesimo secolo e in cui è di fatto diventato qualcosa di completamente diverso rispetto al passato. Una simile rappresentazione si basa soprattutto su una programmatica espulsione della dimensione dei valori. Non solo perché rimuove l'idea che le democrazie debbano perseguire i grandi valori democratici, ma, in particolare, perché esclude l'idea che determinati valori costituiscano il sostegno che regge un concreto regime democratico. In questo modo la "teoria realistica" restituisce l'immagine di una sorta di manichino privo di contenuto, mentre la democrazia appare davvero come una "democrazia senza qualità". Una forma svuotata di ogni sostanza politica, etica e ideologica, eppure - come l'"uomo senza qualità" di Musil - disposta in fondo a ogni risoluzione.