Un libro riassuntivo della modalità di Marco Giovenale che potremmo, sbrigativamente, definire postlirica - parallela o intrecciata che sia, non comunque contrapposta - alla sua produzione più immediatamente riconducibile alla cosiddetta «poesia di ricerca». Naturalmente la ricerca c'è anche qui - in questa operazione di autoantologia e in parte di riscrittura che riunisce Storia dei minuti, parte di Criterio dei vetri e qualche altro sparso membro proveniente da altri volumi. Nei termini di Giovenale, i testi raccolti in questo libro conservano un tratto di assertività (la dantesca «volontade di dire» che contrassegna la poesia lirica - ma più in generale l'arte - occidentale almeno fino alle più recenti ondate di avanguardie letterarie a artistiche, concettuali e oggettivistiche), anche se la revisione tende a limarne la perentorietà. Un tratto residuo che - mentre inibisce la modalità comica, altrove molto attiva in Giovenale - motiva alcuni caratteri salienti di questa poesia, riconducibili alla tradizione modernista: l'adorniano carattere di enigma dell'oggetto artistico; il dominio della terza persona; la costruzione del testo attraverso l'interruzione e la sottrazione (e la loro stessa promozione a tema della poesia). Non sapremmo dire se è qui c'è il Giovenale più avanzato - rispetto alla sua stessa poetica esplicita -, ma certamente c'è non poco del Giovenale migliore che molti di noi hanno apprezzato attraverso gli ultimi vent'anni. Prefazione di Paolo Zublena.