Molte decisioni recenti in fatto di accoglienza a coloro che fuggono a pericoli di ogni genere (guerre, persecuzioni, fame), dettate da esigenze di realismo politico, rivelano noncuranza nei confronti della vita umana e un imbarazzante difetto di senso di umanità. Anche in molti altri ambiti la sensibilità morale, e forse la sensibilità in generale, dei governanti e insieme dei comuni cittadini sembra divenuta assai debole. La gravità della crisi è attestata proprio dal fatto che ci si debba occupare della salvaguardia di valori che a un certo livello di civiltà dovrebbero darsi per scontati. La nona edizione del corso di formazione filosofica Pensare la vita, intitolato «Della disumanità», è partita appunto da queste constatazioni. Si tratta di una mutazione antropologica che ha fatto dimenticare ogni istanza di dovere e anche le ragioni della pietà? O di un mutamento più superficiale dettato da paure contingenti? Le otto lezioni si sono proposte di accertare le ragioni di questa supposta mutazione e di fornire elementi di riflessione etico-politica per una inversione di rotta. Contributi di: Luigi Alfieri, Ferruccio Andolfi, Vittoria Franco, Mara Meletti, Alberto Meschiari, gianfranco Pellegrino, Alberto Siclari, Chiara Tortona.