La cena di Natale, un'antica dimora, un fidatomaggiordomo con una figlia audace, la tempesta di neve, l'immancabile delitto. È proprio un classico giallo tradizionale questo Un delitto inglese se non fosse che è stato scritto da un uomo di diritto, un giudice abile a sfruttare il consumato scenario british per rovesciare ogni ipotesi e sorprendere il lettore con un autentico capolavoro. Nel vecchio maniero di sua proprietà Lord Warbeck, stanco e malato, avvertendo che per lui sarà l'ultimo Natale ha riunito attorno a sé pochi parenti e amici. Il 24 dicembre arrivano dunque il figlio Robert, scapestrato e di idee politiche fascistoidi, il cugino Julius, cancelliere dello scacchiere, le due signore che allieteranno la serata, Lady Camilla, lontana nipote, e la signora di Carstairs. Unici estranei un professore di storia, profugo ungherese, che nella biblioteca del castello di Warbeck conduce le sue ricerche, e Rogers, il poliziotto di Scotland Yard che segue come un'ombra Sir Julius. Man mano che arrivano, gli ospiti si ritrovano a sorseggiare tè nei gelidi saloni del maniero e aprepararsi al cenone in un'atmosfera che di natalizio ha poco: ostilità, contrasti politici, vecchi rancori e amori irrisolti, la tristezza per la malattia di sua signoria; poi però quando la cena è servita glianimi si sciolgono complice il buon cibo e l'eccellente vino mentre comincia a cadere la neve, sempre più fitta. Al rintoccare della mezzanotte, i calici si riempiono di champagne ma un corpo stramazza al suolo. Isolati, senza telefono, senza possibilità di chiedere soccorso o di fuggire, gli ospiti cercano fra loro il colpevole e si guardano le spalle. L'assassino infatti potrebbe colpire ancora. Il professore cerca aiuto nella storia, il poliziotto procede con impeccabile self control verso una verità inattesa.