Questo libro non verte sul soggetto, in realtà inesistente, che prende libere decisioni, ma su quello deciso che nasce venendo divelto dal corpo della madre o, se si vuole, distaccandosi dall'indifferenziato per individuarsi-identificarsi. Il soggetto deciso ha due problemi: sta contro l'altro e gli altri da sé; ed è solo con la sua autocoscienza, che gli dice che morirà. Al primo problema ovvia erigendo i sistemi filosofico-scientifici, fra cui quello dialettico che nella sintesi decide il passaggio dal dire alla prassi, che come tecnoscienza domina il mondo. All'altro inseguendo stati indecisi di deindividualizzazione, di cui qui si dà una rassegna in un percorso saggistico fra "La persuasione e la retorica" di Michelstaedter, "L'uomo senza qualità" di Musil e "Gruppo di famiglia in un interno" di Visconti. Il modello dell'indecisione è il saggismo filosofico fedele alla dialettica diadica di Adorno. Non giungendo alla sintesi, vieta il passaggio della teoria nella prassi; e grazie alla "frenetica" scrittura adorniana crea una pagina dove talora tesi e antitesi sono quasi così vicine da sovrapporsi, inibendo ogni distinzione-individuazione e sanando il dramma della decisione.