Il Decameron è una raccolta di cento novelle, raccontate in dieci giorni da sette donne e tre uomini, allontanatisi da Firenze per sfuggire alla peste che contagiò la città nel 1348. L'opera è quindi suddivisa in "Giornate" e nel Proemio l'autore spiega il carattere del suo libro. Nella Giornata I si parla "di quello che più aggrada a ciascheduno", nella II "di chi, da diverse cose infestato sia, oltre alla sua speranza, riuscito a lieto fine", nella III "di chi alcuna cosa molto da lui desiderata con industria acquistasse, o la perduta ricoverasse"... e così via. Boccaccio vi dipinge un eccezionale affresco della Firenze del Duecento, delle virtù e dei vizi dei suoi abitanti: dalla prontezza del servo Chichibio, che volge in riso l'ira del padrone, al crudele Tancredi, che fa uccidere l'amante della figlia; dalla generosità malinconica di Federigo degli Alberighi, che per amore sacrifica il suo falcone preferito, alla folle gelosia di Guglielmo da Rossiglione. Racconti a tema libero, novelle a lieto fine, storie d'amore fortunate o tragiche si alternano a esempi di grandezza d'animo, scherzi e beffe, imprese eroiche, in una grandiosa epopea laica e profana dell'uomo medievale.