I Fedeli d'Amore, la cui esistenza va considerata come una realtà e non come una mera ipotesi di studio, costituirono una di quelle varie sette eretiche a fondo iniziatico con riti e simboli propri che, con il fine di riportare nel mondo il culto della verità, si riallacciarono alle Unioni culturali umanistiche ed iniziatiche sorte a Roma nel II secolo avanti Cristo, mercé l'influsso dello Stoicismo e dell'Epicureismo. Prosecutori di dette Unioni ed inquadrati tra la strage degli Albigesi e quella dei Templari, i Fedeli d'Amore perseguirono con forma poetica un fine di rinnovamento civile e religioso, opponendosi ad ogni forma di dogmatismo dottrinale. Da qui la necessità di esprimersi in gergo oscuro, per meglio nascondere il loro pensiero e sfuggire alle persecuzioni e ai roghi dell'Inquisizione. Seppero così velare il loro messaggio col linguaggio segreto di Amore per una donna ideale dal nome convenzionale, al fine di coprire i loro pensieri iniziatici e la loro ricerca della Divina Sapienza. Come ci spiega in maniera esemplare Tommaso Ventura, la Vita Nuova è intimamente collegata con la Divina Commedia, tanto da poterne essere considerata l'indispensabile proemio.