Danilo Montaldi (1929-1975) è stato un militante comunista «senza partito» e, negli anni Cinquanta, punto di contatto fra la realtà italiana e le esperienze francesi, americane, inglesi più avanzate. Con la sua ricerca ha contribuito alla riscoperta, contro un marxismo ossificato ridotto a dogma, della centralità non solo della fabbrica ma anche della vita quotidiana di una classe operaia spogliata di ogni alone mitico. Per questa concretezza la ricerca di Montaldi si è rivelata irriducibile a ogni tentativo di recupero, mantenendo intatto il suo potenziale sovversivo. Precursore del '68, il pensare e l'agire «dal basso» di Montaldi, il suo tentativo di dar voce e volto agli invisibili - dalle bellissime "Autobiografie della leggera" a "Militanti politici di base" - resta motivo di ispirazione per chi oggi, nonostante la crisi della sinistra novecentesca, continua a pensare che «bisogna sognare» un mondo centrato sull'uomo e non sullo spettacolo della merce. Il libro ripercorre la vita dell'intellettuale cremonese, dagli anni tormentati dell'adolescenza all'elaborazione di un suo personalissimo metodo di lavoro, fino alla sua prematura scomparsa.