Si tratta di uno studio originale sui rapporti tra le scienze esatte e le loro limitate e talvolta controproducenti applicazioni pratiche. L'autore sostiene che le matematiche, le geometrie e le loro funzioni, comprese quelle di equilibrio, non possono, da sole, costruire opere di ingegneria, architettoniche e urbanistiche né eseguire opere di restauro urbano ed architettonico; "in sintesi, esse non possono costruire spazi vivibili e, men che mai, degni di essere vissuti", se non tengono conto della quarta e quinta dimensione, ossia dell'aspetto poetico di esse.