Volutamente provocatorio, il titolo mette a confronto il mazzinianesimo e il fascismo, almeno nel loro proporre un'idea di "svecchiamento" della politica secondo la quale l'innovazione del pensiero politico è identificabile con il vigore della gioventù. Si ripercorrono dunque i movimenti di un'idealità che contagiò molti tra coloro che avevano personificato i principi risorgimentali, principi che in alcuni casi si risolsero in scelte diametralmente opposte. Alcuni dei contributi sono incentrati sulla temperie culturale che all'epoca attraversò Roma, investendo lo stesso Ernesto Nathan. Altri interventi analizzano i cambiamenti politici di quel tempo drammatico e straordinario del primo dopoguerra che scosse l'Italia e non solo, come l'idea stessa di patria che divenne un utile strumento per indirizzare l'opinione pubblica verso un approdo nazionalista, trovando nell'irredentismo una sua declinazione. Si aggirava in Europa lo spettro di un complotto che fin troppo facilmente individuava due obiettivi su cui scaricare la responsabilità degli irrisolti nazionali: l'ebraismo e il comunismo. Prefazione di Alberto Cavaglion.