Nel libro VIII del De re aedificatoria Leon Battista Alberti esprime un giudizio sulle trasformazioni delle città italiane da una fase prevalentemente lignea a una riedificazione più monumentale e ricca basata sull'uso del marmo. Poiché questo passo è scritto durante il lungo soggiorno romano dell'autore, sorge spontaneo chiedersi su che basi l'umanista poggiasse le sue considerazioni. Questo saggio si propone di indagare questa fase di passaggio dalla città bassomedievale alle formulazioni moderne, incentrando l'attenzione soprattutto su Roma. Viene ripercorso un terreno poco frequentato dagli studi, gettando un po' di luce sul lungo cono d'ombra che ancora si proietta sul periodo, epoca di forti tensioni, di instabilità politiche, di tormentate vicende della storia della Chiesa che viene attraversata dal grande scisma d'Occidente. Le condizioni degli operatori, il ruolo degli architetti, la tipologie abitative, il mercato immobiliare, i restauri, le forniture, i materiali, gli usi edilizi, le macchine di cantiere: tutto un mondo poco noto ma ricco di fermento viene gradatamente riportato alla luce permettendo di cogliere il valore e i limiti, della testimonianza albertiana.