Gerberto d'Aurillac, l'Abate di Bobbio per quasi un ventennio, è figura d'eccezione nel panorama europeo della seconda metà del X secolo, fino ad essere il pontefice Silvestro II dell'anno Mille. Musico, matematico, scienziato, filosofo, è stato maestro d'eccezione e abile pedagogo nelle scuole di Bobbio e di Reims. Frequentatore del casato ottoniano, nutrì da "recluta del campo imperiale" il sogno di farne l'erede dell'Impero costantiniano d'Occidente e d'Oriente, e vide in Ottone II e Ottone III "il Cristo dei Romani" e "il Tre Troiano". Gerberto fu profondamente radicato nella Parola, fine fautore della charitas, cultore dell'amicizia e della relazione, della fedeltà. Trasmettitore all'Occidente della numerazione indica, vide nei numeri l'origine, la forza e lo sviluppo di tutte le realtà. Filosofo poeta adottò il linguaggio dei numeri nella propria comunicazione alfanumerica. Raccoglitore di manoscritti, lettore di opere, cultore dei classici, fece della conoscenza la base dell'insegnamento a cerchie di discepoli e uditori.