Ma, i tuoi, ti hanno donato tutta quella terra. La masseria è grande: con quelle stalle zeppe di vitelli, tori e vacche. Masseria di pianura. Te la trasformerò in una reggia, Filumé. Per il figlio che stanotte abbiamo concepito. E per quelli che verranno. Pure loro saranno dottori e avvocati. (...) A Teresa, che con la sua lucidità comprende e supera la vita dei frammenti (...) La radio stava trasmettendo Quanno chiove di Pino Daniele. Io, che mi ero perduto in quell'incanto, l'avevo baciata con delicatezza sulle labbra. Lei non si era sottratta. Dopo esserci staccati, mi aveva guardato negli occhi aggiungendo: «Gloriosamente vivere o gloriosamente morire.» (...) A me viene in mente quella storia che ci raccontavano da bambini quando eravamo malati: più lo sciroppo è cattivo, più fa bene. (...) Ne era lontanissimo ma non lo sapeva. Così il poverino abbandona Samarcanda.