Visto dallo spazio chiuso della propria abitazione, il mondo assume un aspetto diverso: il virus è lontano, altrove, ma riesce a stravolgere ogni certezza. Si reagisce al pericolo con incredulità, con rabbia, con paura, e l'alternanza dei dati e delle previsioni suscita nuove domande. L'epidemia diventa l'emblema stesso della realtà virtuale, quella che si dispiega davanti agli occhi di tutti in televisione e sui social media senza che se ne possa avere una percezione diretta. La realtà diventa l'espressione stessa del potere e accettarla significa piegarsi ad esso. Così s'insinua prepotente il demone della cospirazione e il virus diventa il simbolo di ogni male: l'inquinamento, la crisi climatica, la globalizzazione. Niente è più come prima. Persino il linguaggio perde la sua forma e rispecchia l'alternanza fra razionalità ed emozione, diventando allo stesso tempo appunto e poesia.