Subito dopo il sanguinoso epilogo della Comune di Parigi, giornalisti, scrittori e sedicenti storici diedero il loro contributo alla repressione, usando la loro penna per scrivere biografie denigratorie dei comunardi sconfitti. I fautori della Comune, al contrario, ripresero lo stesso genere letterario per creare medaglioni eroici, ritratti ideali disposti in una galleria edificante, che doveva tener alto l'ideale e lo spirito rivoluzionario. È quel che accadde per esempio in Italia, sulle pagine di due giornali del primo socialismo: "Il Gazzettino Rosa" e "La Plebe". Solo più tardi, tra la fine degli anni 1870 e i primi anni 1880, coloro che avevano preso parte all'esperienza della Comune, in particolare Jules Vallès e Louise Michel, si inserirono in questo insieme eterogeneo di narrazioni, prendendo la parola per raccontare le rispettive autobiografie. La ricerca di Enrico Zanette prende in esame questi vari scritti, che per un breve periodo ebbero una straordinaria diffusione, nella loro specifica qualità di strumenti di comunicazione politica. Attraverso biografie e autobiografie, il passato dei comunardi diventava il materiale su cui fondare e propagandare strategie delegittimanti e legittimanti, condanne e apologie, per veicolare convinzioni politiche, suggerire stili di vita e modelli rivoluzionari, promuovere simboli ed estetiche attinenti a una varietà di culture politiche.