Il sentimento più profondo della costruzione trova nelle opere e nel lavoro di Domenico Fatigati, qui documentato, il terreno dove costruire la sua casa ideale. Essa, animata dall'utopia e dal labirinto delle forme geometriche, schiude una cupola di echi di villiana memoria, universi paralleli intonsi di nuovo conio ma da lungo tempo perduranti nell'immaginario costruttivo dell'artista. Peripezie di cicli che si rincorrono coerenti da decenni che, per la loro assoluta fedeltà di moduli espressivi, talvolta farebbe pensare alle convinzioni inoppugnabili di un mistico, che devoto si inchina alla religione dello spazio e dell'archè.