Era il 2015 quando l'autore cominciò a documentare i sistemi di gestione dei corpi dei migranti deceduti nel tentativo di raggiungere l'Italia. Partendo dai cimiteri siciliani, per capire dove e come questi corpi sono sepolti, a quanti è stato dato un nome o cosa c'è in mancanza, il lungo percorso di indagine sarebbe terminato, alcuni anni dopo, in un villaggio del Saloum, in Senegal. I frammenti di cui si compone ci mettono di fronte, senza scampo, alla morte di giovani migranti, alla gestione dei loro corpi e a un lutto spesso impossibile. Alla percezione collettiva di fatalità ineluttabile e tragedia inevitabile, questo lavoro oppone una visione scarna di ciò che ruota attorno a questi corpi per rivelare la realtà per ciò che è: quella che l'autore definisce "anomalia", un'aberrazione che non dovremmo permettere né accettare. Se l'immigrazione è sempre più un "oggetto politico" che divide in pareri e fazioni contrapposte, il linguaggio "nudo" di queste immagini ci conduce, al di là del rumore abituale, alla responsabilità di essere umani.