Durante la pestilenza del 1348 un gruppo di amici si radunò e trascorse in isolamento il tempo del contagio raccontandosi delle storie per ingannare il tempo. Così, almeno stando alla testimonianza di ser Giovanni Boccaccio.Analogamente, nell'anno del signore 2020, inchiavardato ope legis nel suo studiolo a Campi Bisenzio, giusto per ammazzare il tempo (che alle persone ci ha già pensato il covid), l'autore si è isolato raccontando a modo suo, cioè con delle vignette, l'amore (e la vita) ai tempi del corona virus.Qualcuno forse si domanderà: con tutto quello che è successo, è lecito ridere del corona virus? L'autore pensa di sì, e non per infischiarsene o farsi beffe della tragedia che si è vissuta, ma perché con una risata la prospettiva può cambiare e lo sguardo verso la vita diventare positivo, la risata può essere, insomma, un antidepressivo naturale (privo di effetti collaterali) che migliora il benessere psicofisico. E di questo oggi, probabilmente, c'è tanto bisogno. Attenzione però, perché anche le risate possono essere contagiose!