L'entrata in vigore della l. 20 maggio 2016, n. 76, come noto, ha arricchito il nostro sistema normativo di un set di norme sulla convivenza che, oltre a regolare profili di carattere strettamente personale, consta di alcune disposizioni di centrale importanza anche sotto il profilo patrimoniale. Fra queste, le norme che, direttamente o indirettamente, delineano uno statuto dell'impresa del convivente, e-o dei conviventi, sinora sconosciuto all'ordinamento giuridico italiano. Il riferimento è, innanzitutto, all'art. 230-ter c.c., la cui introduzione ha comportato la possibilità di configurare un'impresa familiare anche in presenza di rapporti di convivenza ed ha integrato, dunque, il microsistema normativo di cui all'art. 230-bis c.c. Ma un rilievo centrale è destinato ad assumere anche la disciplina del contratto di convivenza, la cui stipulazione, mediante opzione per il regime della comunione fra coniugi, può consentire ai conviventi l'esercizio in comune dell'impresa nelle forme di cui agli artt. 177 ss. c.c.; possibilità che, sino al 2016, era concessa unicamente ai soggetti coniugati.