Scrivere, scavare nell'anima, urlare per cercare di sopravvivere. Ogni parola in questo libro è un tentativo di evasione. Uno sguardo aldilà delle sbarre per uno scorcio di luna. Sguardi rapidi e rapaci, furti di una bellezza che l'autore, in una preghiera pregna di bestemmie, pretende da un dio degli ultimi che si fa custode di sentimenti banditi. Corto e duro come un pugno nello stomaco, come un colpo di pistola è il raccolto di un periodo in cui la vita ha seminato gramigna, senza curarsi di ciò che serviva per accomodarsi nella società ma saziando solo l'immediato e solenne bisogno di libertà. Anche a rischio di perderla e, guardando al pavimento, realizzare di avere solo dodici mattonelle bianche da camminare, nascondendo in un ghigno gli spazi immensi custoditi dentro.