Un neurochirurgo in pensione che, ritiratosi in campagna, si dedica ai suoi ozi: biologia evolutiva e paleoantropologia. Da sempre affascinato dallo sviluppo del cervello, non può privarsi, dopo più di 50 anni di ricorrere anche a reminiscenze autobiografiche, nel tratteggiare, in un rapido excursus, eventi salienti nella storia della neurochirurgia. Un "neurochirurgo di transizione", perché la sua iniziale attività si svolge in un periodo a cavallo del 1970, spartiacque tra la neurochirurgia eseguita a occhio nudo e quella che si è progressivamente evoluta negli anni successivi, grazie alla disponibilità di sempre più sofisticati strumenti tecnologici, quali il microscopio operatorio o la Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) e la Risonanza Magnetica Nucleare (NMR). L'aver vissuto in prima persona le progressive fasi di un cambiamento così radicale, e la consapevolezza che il già esiguo numero di coloro capaci di poter ricordare tale rivoluzione è destinato a ridursi, lo ha spinto a lasciare la propria testimonianza.