Un "modo di fare franco, spiccio e pratico": così Leonardo Dudreville descriveva in una sua lettera dell'ottobre 1945 il carattere di Quinto Gregotti, cui due anni prima l'aveva legato un preciso contratto artista-committente. Una figura, quella dell'imprenditore tessile nato a Mortara nel 1896, che emerge con evidenza nelle sue lettere conservate nell'Archivio Gregotti e che trova indiretta conferma nella invece corposa raccolta di missive e comunicazioni inviate dai numerosi soggetti che con Gregotti intrattennero rapporti, a volte sporadici, altre più duraturi, tra gli anni Quaranta e i primi anni Sessanta. Sono testimonianze attraverso le quali è possibile ricostruire la storia personale di un collezionista - esponente di quella borghesia innamorata dell'arte che nel Novecento ha dato vita a preziose raccolte private - che volle coltivare il proprio gusto concentrando il suo interesse sull'arte italiana a lui contemporanea, con una propensione per il genere figurativo: opere di pittura soprattutto, scultura e di grafica. Molto attento all'arte astratta degli anni '50 (Movimento Arte Concreta), avviò esperienze innovative nel campo del disegno tessile nell'azienda di famiglia.