La città interiore e le città reali, in cui echeggiano voci del passato; le riflessioni stimolate dalle immagini catturate dal finestrino di un treno, i cui versi hanno lo stesso ritmo dell'andamento del treno; l'attraversamento degli inferi da parte di Orfeo, in una rivisitazione del mito liberamente ispirata all'opera di musica contemporanea "Orphée" del compositore islandese Jóhann Jóhannsson: questi i temi della nuova raccolta di Vincenzo Mascolo, divisi in tre sezioni collegate dal pensiero dell'ineluttabilità del movimento, non solo fisico, e dei mutamenti che ne derivano, anche nella forma poetica e nel linguaggio. In questo libro microcosmo e macrocosmo si mescolano continuamente tra loro, tracciando così un'idea di realtà pervasa dal silenzio e dal mistero dell'esistere; o, per dirla con le parole di Claudio Damiani, nella prefazione al volume intitolata "Alchimia del Verbo": «la poesia è forma, in potenza, dell'universo, e in ciò è per Mascolo conoscenza suprema: ciò che compone la dualità dell'essere, gli opposti; viaggio meraviglioso verso l'Uno».