"Tempi moderni" è l'ultima opera in cui Chaplin presta il proprio corpo a quella silhouette che, rendendolo celebre in tutto il mondo, è stata salutata con il più anonimo di tutti i nomi: Charlot. Come rimetterci sulle tracce di questo inguaribile vagabondo? A guidare la composizione di queste pagine, è l'ipotesi che alcune centrali categorie benjaminiane possano procurare un accesso peculiare al film del 1936. Nelle tesi sul cinema di Walter Benjamin, Chaplin riveste un ruolo cruciale, in quanto vera e propria incarnazione della tecnica del montaggio cinematografico. Questo imprescindibile punto di riferimento, al contempo, lascia intravedere un appiglio per una particolare leggibilità di tempi moderni: un rimontaggio virtuale della pellicola, attraverso quei concetti maneggiati da Benjamin per pensare il nesso che, nel pieno della modernità, lega estetica e politica, cinema e rivoluzione.