Cittadinanza, genere e cultura sono le tre parole chiave scelte nel presente volume per mostrare come una ricerca-azione di genere possa contribuire a promuovere il riconoscimento, la valorizzazione e l'inclusione delle differenze che abitano il panorama sociale e organizzativo. Adottare la voce e lo sguardo delle donne straniere, allora, significa leggere i contesti di vita e di lavoro attraverso l'esperienza di soggetti generalmente più marginali, per definire percorsi di crescita più inclusivi e sostenibili e quindi condizioni di giustizia ed eguaglianza sociale per tutti e per tutte. A partire dai due casi studio della città di Arezzo e della società cooperativa Cooplat, i metodi del Diversity Management e di un multiculturalismo progressista hanno l'ambizione di porsi come importanti strumenti di cittadinanza attiva. Questo studio rappresenta un messaggio importante in un clima di generale negatività in cui l'unico faro per le politiche sociali e lavorative sembra essere il mantra della sicurezza e del profitto a tutti i costi. Si tenta qui di rovesciare la logica dominante riappropriandosi di categorie quali il benessere della persona, il suo equilibrio psico-fisico che sia l'ambiente lavorativo che sociale dovrebbero contribuire a nutrire. È con questa concezione integrale di soggetto che i luoghi di lavoro e della città andrebbero ripensati per diventare componenti costitutive di un progetto multilivello che ha al centro la dignità e lo sviluppo della persona.