Questo breve saggio, scritto a cinque anni di distanza dal primo (Bifore, ed. Ventura 2019), non cambia il suo carattere autobiografico, in quanto esplora non solo le cose che mi hanno spinto a cambiare lavoro diverse volte, nel corso della vita attiva, ma anche quale futuro emergente mi abbia nel tempo consentito di cogliere la linea del mio orizzonte. Scrivere Bifore è stato bello e divertente perché era una allegoria su come i comportamenti di piccoli animali somiglino molto ai nostri; il secondo, più impegnativo, fa una sintesi dei lavori più belli che ho svolto nell'ultimo decennio: facilitare percorsi, processi e relazioni tra le persone.