Come sottrarci alla tempesta di immagini, informazioni, relazioni tecnologiche da cui siamo sommersi? Dove trovare un punto saldo cui ancorare la percezione della realtà che ci circonda? Un tempo, dice Slavoj Zizek, le cose erano più semplici: si potevano criticare le ideologie come "mistificazioni" proprio facendo appello al senso di realtà. Oggi, invece, bisogna procedere al contrario: da quando la realtà si è fatta virtuale, la si deve criticare partendo dal suo supplemento illusorio: dal lato dell'immaginario. Uno dei compiti principali della filosofia oggi sarebbe dunque sottoporre a critica lo statuto dell'immaginario e il suo rapporto con la realtà; se non che Zizek ci dimostra che le cose non stanno così: la distinzione tra realtà e immaginario è falsa, ed è reale e immaginaria essa stessa. Zizek intreccia i più grandi pensatori della storia con i più eterogenei esponenti della cultura popolare e dà vita a un discorso attraverso il quale esamina la nozione di immaginario, il modo in cui esso anima il piacere e ne contempera gli eccessi, lo strutturarsi del feticismo e infine la metamorfosi della soggettività nell'era digitale. "Che cos'è l'immaginario" già noto con il titolo "L'epidemia dell'immaginario" e ora riproposto dal Saggiatore in un'edizione rivista, è un testo in cui i nostri abituali schemi di pensiero sono sottoposti a tensione estrema: un fondamentale per imparare a far deflagrare l'impalcatura delle categorie, quotidiane e filosofiche, che ci mantengono in vita.