Un saggio inedito di Cesare Segre, unanimamente considerato tra i maggiori filologi italiani. Segre si interroga sulla reciprocità dei linguaggi e dei segni - immagine, scrittura, suono - conducendo una significativa riflessione sul mondo contemporaneo. Nei suoi numerosi studi si registrano anche significativi contributi rivolti all'approfondimento dei possibili legami esistenti tra iconologia e linguaggio letterario, studi che hanno aperto in generale nuovi orizzonti alla profondità del processo critico-ermeneutico, studi che qui si concretizzano in un testo che assume il carattere di una luminosa "plaquette". Che cosa implica descrivere a parole un'opera d'arte? Che differenze si possono trovare tra il linguaggio visivo e quello musicale? Quali processi mentali portano al disvelamento dei significati di una determinata opera? Il filologo Cesare Segre si interroga su queste tematiche nella prolusione all'anno accademico 2005-2006 che ha tenuto presso la Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi di Parma, qui pubblicata assieme a tre articoli apparsi su "Il Giorno" in cui Segre dialoga con due dei massimi storici dell'arte del Novecento: Meyer Schapiro ed Ernst Gombrich.