Cos'hanno in comune le nuove biotecnologie, la geoingegneria, i mercati del carbonio, il potenziamento umano, l'intelligenza artificiale? Dietro la varietà di tecniche e di ambiti applicativi si cela l'unione apparentemente incongrua di razionalità e imprevedibilità: piegare il mondo alla propria volontà non mediante il suo disciplinamento ma grazie alla crescente indeterminazione dei processi; trarre vantaggio da turbolenza e disordine; porsi in sella all'incontrollabile per farsene trasportare. Il libro mette a fuoco questa logica elusiva ricostruendone la genealogia e rilevandone la coincidenza con la razionalità di governo neoliberale, dove i dualismi tradizionali (natura/tecnica, materia/linguaggio, vivente/inanimato, realtà/cognizione, attivo/passivo ecc.) sono sempre più destituiti. Per i "nuovi materialismi" - punta avanzata della teoria sociale - queste polarità supportavano forme di dominio su umani e non umani. Ma che fare se l'anti-dualismo è asservito a un potere sempre più pervasivo che asseconda le minacce ecologiche invece di contrastarle? Il libro cerca una risposta nell'irriducibilità del reale alla sua descrizione, della natura a mero ambiente, trovando in Adorno e nel concetto di forma di vita una chiave teorica, e nell'attivismo prefigurativo un campo di esperienze promettenti.