Catania è l'odore del mercato del pesce, le luci frastornanti della festa di sant'Agata, lo sciabordio del mare, il rollio del ventre del vulcano, e quello strano borbottio che sentiamo nello stomaco quando siamo troppo vicini a qualcosa che ci fa innamorare... «Capisci di esserne innamorato quando oramai è troppo tardi e non puoi più fare a meno di lei. A partire da quel momento, per quel che vale, puoi allontanarti quanto e come vuoi, puoi concederti il lusso di far passare mesi, anni, prima di rivederla nuovamente, puoi persino essere tanto stupido da credere di averla dimenticata. Le basterà appena un cenno col capo per costringerti a prendere il primo volo e ritornare. Il cielo ti inghiottirà ancora una volta, fregandosene dei tuoi progetti, delle tue aspirazioni.» Daniele Zito, come uno di quegli scrivani che si sedevano ai lati della strada per ascoltare le storie, ci lascia il resoconto di questa piccola epica romantica e senza scampo di una città schiacciata da un lato dalla bellezza inquieta del mare, che già è Africa, e dall'altro dall'Etna.