"È la famosa metafora di L. Febvre, 'Gli archivi sono granai di fatti', che mi è subito venuta in mente leggendo questo libro. Un lavoro di metodo, in primis, dove le notizie ricavate da fonti di prima mano sono incrociate con la pubblicistica e poi verificate con ulteriori, scrupolose, 'sedute' d'archivio. Ad essere studiato, forse per la prima volta in modo così sistematico, è soprattutto il corpus di registri e carte conservato presso il fondo storico parrocchiale. Ma non si tratta solo dell'applicazione di un buon metodo. Con modestia l'autore apre il suo lavoro con il passo 'niente, o quasi, di nuovo'. Sicuramente nuova è invece la puntualizzazione circa le origini di Castel del Piano e nuovissime, forse anche per gli stessi attuali discendenti, sono le genealogie che contribuiscono a dare corpo a nomi e personaggi entrati nell'immaginario collettivo dei 'cioli', ma raramente conosciuti in maniera approfondita. Nella seconda sezione, dedicata ai casati, si aggiungono informazioni persino sulla già ampiamente nota dinastia dei Nasini. Anche i contenuti dunque si presentano ricchi di spunti interessanti, con l'autore che non rinuncia a mettere in evidenza, infine, anche una certa complessità della storia; complessità alla quale, a maggior ragione, nemmeno la microstoria può sfuggire." (Stefania Ulivieri)