Il campo di esperienza che Galvano della Volpe ha aperto nella filosofia italiana del Novecento non si chiude con la fine di una stagione culturale. Della Volpe si mostra fedele al progetto di una gnoseologia critica che delinea, almeno nei suoi tratti essenziali, fin dalle opere degli anni Trenta e Quaranta. Pur formatosi nell'ambito dell'attualismo, diviene ben presto sostenitore della positività del sensibile, che presenta come il versante rimosso di ogni filosofia idealistica. La ricerca intorno ai fondamenti della conoscenza si traduce, dopo l'adesione al marxismo, in una proposta estetica di ampio respiro al cui centro vi è la singolarità dell'oggetto artistico. Da filosofia del sensibile diviene gnoseologia delle arti. Della Volpe punta ad una fondazione razionale dell'estetica la quale integri le indicazioni sociologiche del marxismo con le acquisizioni della linguistica e della critica letteraria. L'estetica di della Volpe dichiara il proprio impianto aristotelico, precisandosi come teoria dei discorsi ed inducendo a riflettere sulla differenza tra pensiero filosofico (e scientifico) e linguaggio poetico.