La Campania antica, indicata in alcune testimonianze letterarie anche come Campania felix o ager Campanus, che inizialmente comprendeva il territorio della città di Capua e le pianure dei municipi confinanti, passò con il tempo a designare una regione storica che si estendeva dalle pendici del monte Massimo a nord, fino ad arrivare a Salernum nella parte meridionale. Le dimensioni di quest'area erano decisamente inferiori a quelle dell'attuale regione moderna, ma ivi sorsero centri culturali di straordinaria importanza, destinati a rimanere impressi nell'immaginario collettivo dei secoli successivi. La magica atmosfera della zona flegrea, la cui bellezza selvaggia ed onirica tanto impressionava l'intuito genuino della sapienza degli antichi, favorì la nascita di leggende intramontabili come la Sibilla Cumana e la discesa agli inferi attraverso il lago d'Averno. La tragedia che colpì la costa vesuviana, distruggendo le raffinate città di Pompei, Ercolano, Stabiae ed Oplonti, fu uno degli eventi più ricordati dell'epoca imperiale, trasformandosi, poi, tanti secoli dopo, nella più plastica ed articolata testimonianza della civiltà romana.