Seduta davanti a due poliziotti che, con le braccia incrociate e l'aria scettica, soppesano con attenzione ogni sua parola, Laura, vent'anni, sta rendendo una deposizione. Tutto ha avuto inizio il giorno in cui si è presentata in municipio per parlare con Quentin Le Bars, il sindaco. Si è vestita con cura, abitino di maglia sopra il ginocchio, scarpe da ginnastica bianche come qualsiasi ragazza della sua età, consapevole di non aver bisogno di nulla per essere appariscente: Laura conosce da sempre l'effetto che fa sugli uomini. È appena tornata nella città bretone dove vive suo padre Max Le Corre, ex stella del pugilato nonchè autista del sindaco. È stato proprio il padre a consigliarle di rivolgersi al primo cittadino perchè la aiuti a trovare un posto dove vivere, possibilmente anche un lavoro. Le Bars, che nulla fa in cambio di nulla, decide all'istante che quella bellissima ragazza merita la sua attenzione. In città è risaputo che il potere ha due facce, quella del sindaco e quella del suo amico Franck Bellec, il gestore del casinò, e che i loro affari sono intrecciati, due immense ragnatele aggrovigliate da così tanto tempo che è ormai impossibile distinguerle. Proprio all'interno del casinò, infatti, Laura trova un lavoro dietro il bancone del bar e una sistemazione in una sorta di chambre de bonne, arredata soltanto con un grande letto e uno specchio. Dove, scoprirà, il sindaco si sente di casa. E dove lui ogni volta si farà accompagnare dal suo autista, il padre di Laura, con le parole: Mi aspetti qui, non ci metterò molto. Tutto cambia il giorno in cui Max Le Corre sale sul ring per combattere un ultimo incontro, da favorito. Da lì, gli eventi precipitano in modo incontrollabile, fino a condurre Laura davanti a quei due poliziotti. Con una prosa a un tempo immaginifica e rigorosa, Tanguy Viel affonda senza paura nella bruciante attualità del nostro tempo e illumina, di una luce cruda che non lascia scampo, temi come l'abuso di potere, l'annientamento della volontà e, non ultimo, il consenso.