Uno scrittore parte alla scoperta dell'arcipelago di Capo Verde, un gruppo di isole africane che sembrano una flotta in rotta verso l'America. Con lui la sua compagna, che ritorna al paese natale, lasciato a tre anni. Per entrambi è un viaggio senza ormeggi, cullato dalla musica e dai canti capoverdiani, una delle poche autentiche ricchezze di queste terre. Il soggiorno si snoda ritmato dalle cadenze del vagabondaggio tra singolari incontri nei vicoli e nei locali delle cittadine e tra i rollii e i beccheggi delle imbarcazioni che pigramente si spostano tra un'isola e l'altra. È il fascino del cabotage , la navigazione sottocosta, dimensione ambigua, sospesa com'è tra il desiderio di orizzonti infiniti e il bisogno di certezze terrene, tra voglia di nomadismo e la nostalgia della sedentarietà. Chiudono il libro quattro brevi reportage che spaziano sull'orizzonte dell'oceano Atlantico: dalle Bardenas Reales spagnole ai miti e magie del Senegal, dai gauchos dell'Uruguay all'impulsiva Haiti.